Ella Donati

giovedì 18 febbraio 2016


E'sempre una questione di infinite vibrazioni...

La Teoria dell'Olfatto 
       e          Luca Turin 
La presentazione in BeParfum della collezione NuBe, affascinante progetto visionario che interpreta olfattivamente la Tavola degli Elementi o anche detta Periodica, avviene in un periodo ricco di avvenimenti esaltanti per la scienza e per l’intera umanità. 
Questa coincidenza mi ha dato lo spunto per ricollegarmi al magnifico ed ancora molto segreto senso dell’Olfatto. L’eccezionale scoperta, o meglio, l’essere riusciti a dimostrare l’esistenza delle onde gravitazionali dopo ben 100 anni dalla pubblicazione della sua teoria, riapre il dibattito sulla teoria dell’olfatto portata avanti già dal 1996 da Luca Turin.
Prima di ricordare chi è e cosa fa Luca Turin, vorrei ricordare che uno dei più grandi credo di Einstein era: 


“L’immaginazione è più importante della conoscenza”:  ricordando che la sua brillante immaginazione, spesso plasmata nella dimensione onirica, lo portò a trovare risposte a quesiti per i quali la scienza non aveva risposte, facendo gridare allo scandalo gli scienziati dell’epoca, i quali non potevano ammettere di veder rovesciati i paradigmi di spazio e di tempo in voga fino a quel momento. Ma la storia si sa... E’ piena di scienziati non compresi o presi per pazzi deliranti.
Allora, vi confesso che per riuscire a capire questa storia delle onde gravitazionali ci ho impiegato un bel po’. Non sono sicurissima che potrei spiegarla chiaramente, ma ciò che ho compreso è che sono onde gravitazionali che modificano la durata del tempo e l’espansione dello spazio e che, per persone come me che non ne capiscono molto di fisica, si possono pensare come “vibrazioni” dello spazio-tempo. 
Sta di fatto che alla fine è sempre una questione di “vibrazioni”. L’udito funziona grazie alla vibrazione dell’aria. La vista grazie alle onde elettromagnetiche e così via. Quindi mi sembra perfettamente corretta, e non solo da adesso, la teoria di Luca Turin, che dice, semplificando molto, che abbiamo nel nostro naso una specie di spettroscopio, per cui la nostra capacità di percepire gli odori, dipenderebbe dalle vibrazioni emesse dalle molecole e non dalla loro forma.

Luca Turin è un biofisico, un genio della chimica del profumo, un naso raffinatissimo e come spesso accade a coloro che fanno della ricerca una ragione di vita, un genio a volte incompreso. Non che se ne sia mai fatto un problema come viene ampiamente dimostrato nel libro scritto da Chandler Burr “L’Imperatore del Profumo”.
Da un incontro casuale sul treno che li portava da Parigi a Londra nasce questa difficile ma estremamente interessante collaborazione. La stesura del libro è lunga.
Spesso i due non si trovano d’accordo. Turin non ha peli sulla lingua e vuole raccontare i retroscena del mondo del profumo e ciò che sta dietro agli interessi delle multinazionali. In tutto questo intrigo spiega anche la sua teoria.
Il pensiero corrente all’epoca del libro, attribuisce la percezione olfattiva alla forma delle molecole. Ebbene, con formule scientifiche, ma anche con pratici esempi sinestetici, afferma che è la vibrazione delle molecole a generare nel nostro cervello la percezione del profumo. In una intervista, o forse è tratto dal libro stesso, (non ricordo la fonte perché era un pensiero che avevo salvato solo per mia conoscenza) Luca Turin dice:  
«Ho scritto un algoritmo per il calcolo degli spettri, ovvero la frequenza e l'intensità delle vibrazioni – spiega lo scienziato – che "gira" su un cluster di computer, e grazie al quale siamo in grado di predire con rapidità e certezza il profumo di una molecola». Una molecola composta da dieci atomi può avere 24 vibrazioni diverse, a fronte di una tavolozza di profumi che è quasi illimitata come quella dei colori.”
 Fin dalla prima volta che lessi il libro compresi, intuitivamente, al di là delle difficili formule scientifiche, , che aveva ragione. Ai tempi stavo leggendo dei testi sulla comunicazione sinestetica presi in prestito da mia figlia che allora frequentava l’Università, quando lessi nel libro “L’Imperatore del Profumo”, di un suo interessante esperimento di sinestesia “olfattiva-musicale”.  Aveva affidato ad un certo Howard l’intento di creare un brano con la sua teoria dell’olfatto applicata alle frequenze udibili e disse, successivamente, di aver sentito in un determinato momento il vetiver! Per capire il processo logico che l’ha portato a questa considerazione bisognerebbe leggere il libro. Intuivo che c’era una connessione fra gli archetipi delle forme delle note olfattive con le note musicali . Così come Kandinskij proiettava nei colori dei suoi quadri le note musicali, Luca Turin sperimentava l’interpretazione delle note olfattive nella musica. 
 Ora, a fronte degli ultimi avvenimenti, sono ancor più convinta che tutto viaggi sulle scie delle vibrazioni, siano esse attraverso l’aria, l’acqua o l’invisibile scia del profumo e con una consapevolezza maggiore rispetto ad allora. Nel nostro cervello, in ognuno di noi, c’è il nostro personale Universo che rispecchia con fedeltà la nostra realtà esteriore attraverso i suoni, i colori, gli odori e le parole ad essi collegati.
Ora rischierò di apparire irriverente, ma ciò che sto pensando è che ci son voluti 100 anni di Einstein, di Planck, di fisica dei quanti e di quant’altro, per capire ciò che fin dall’antichità era chiaro ai nostri antenati più illuminati. La realtà esterna che noi formiamo si rispecchia nella nostra realtà interiore. Ciò che noi pensiamo, la nostra energia-pensiero, sotto forma di vibrazioni che si propagano come onde attraverso l’acqua e l’aria, creano il nostro Universo interiore che ci dice, attraverso l’etimologia stessa della parola, che dobbiamo tornare verso L’Uno, verso…L’Uni-verso e con esso ricongiungerci.
Fino a poco più di dieci anni fa, quando timidamente si cercava di far comprendere che la floriterapia del Dott. Bach non nasceva da un concetto astruso di un medico un po’ stravagante, bensì da un principio di fisica quantistica, si rischiava di apparire qualcosa a metà tra un santone new age o una un po’ allucinata, poi con il diffondersi del web le informazioni si sono diffuse molto più velocemente fino a queste ultime accelerazioni che ci danno la speranza di essere compresi da sempre più persone. 
Ed ancora una volta, in un percorso dove la strada è costellata di odori e profumi e dove la via non arriva mai a destinazione, ma è in un continuo divenire, mi trovo con piccoli pezzi di questo puzzle infinito per ricongiungermi  nell’intero che è già dentro di me, come in ognuno di noi.

E prima del web, prima dei libri che ormai escono a centinaia, uno dei pochi spunti di riflessione in questa direzione rimanevano gli scritti di Marcel Proust, il primo neuroscienziato senza sapere di esserlo.
“Quando di un antico passato non sussiste niente, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più fragili ma più intensi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore restano ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sulla rovina di tutto il resto, a reggere, senza piegarsi, sulla loro gocciolina quasi impalpabile, l’immenso edificio del ricordo“
Marcel Proust

Gli Elementi delle Favole …opss!...volevo dire delle Tavole Periodiche, tradotti in una NuBe profumata.

Mi domando se ci sia a questo punto una reale differenza tra sogno ed immaginazione. Le migliori intuizioni e soluzioni nascono al risveglio da un sogno e sembra che da un sogno sia scaturita l’idea di Mendeleev, chimico russo, di cui si è celebrato l’8 Febbraio scorso, il 182° anniversario di nascita,  di realizzare una Tavola periodica degli elementi.
Così raccontò il suo sogno: “ Vidi una tavola su cui gli elementi cadevano disponendosi in ordine secondo una logica. Quando mi svegliai, misi per iscritto ciò che avevo visto.”
L’idea dietro al sogno di Mendeleev era semplice e geniale e cioè che le proprietà chimiche e fisiche degli elementi che ci circondano, dai metalli delle posate che usiamo per mangiare alle sostanze che compongono i nostri corpi, non sono casuali, ma sono invece il frutto di un ordine preciso. Mendeleev organizzò gli elementi conosciuti all’epoca sulla base del loro numero atomico (cioè il numero di protoni all’interno del nucleo) raggruppandoli per le proprietà simili che avevano. Quello che ottenne fu la Tavola Periodica. Nel 1975, Primo Levi, chimico scrittore e poeta, nel suo scritto
 “ Sistema Periodico” definì questa Tavola una Poesia.
Sicuramente, da una fervida immaginazione e, chissà forse anche da un sogno di una coppia di creativi, nasce la collezione di fragranze NuBe. Una tavola periodica tradotta in profumi visionari di rara bellezza interpretati da grandi maestri profumieri.  Che note olfattive, quali materie prime, quali colori hanno ispirato Antoine Lie, Francoise Caron, Sylvie Fischer, Nicolas Bonneville, quali legami intrinsechi di materia, di così in cielo così in terra, li hanno connessi all'elemento proposto? Una sfida interessante e stimolante al di là di un rassicurante obiettivo strategico,  ha dato come risultato 7 profumi visionari dove Hydrogen con numero atomico 1, è un insieme di scoppiettanti note frizzanti con i quali si respira l’euforia, mentre con il Carbon 6, il mio preferito, interpretato dalla raffinatissima maitre parfumeur Francoise Caron, si trattiene il fiato, solo per un attimo, quando, nell’apertura ti coglie la freschezza speziata dello Zenzero ghiacciato unitamente al Cardamono e Pepe Nero, quasi a ricordare l’algido diamante, la pietra più preziosa che ci sia, composta da un reticolo  cristallino di atomi di carbonio. Ed ancora, per ricordarne l’eleganza luminosa si rivela un morbido e prezioso iris, circondato ed avvolto da resine sensuali, combinate con la cremosità di un sandalo appena intagliato, per creare il fondamento sfarzoso del profumo. Come dice Francoise Caron:” Per un tuffo profondo nelle radici della vita.” Un profumo che ci conduce all’inizio di un percorso lontano, quasi primitivo, come l’Elemento che lo rappresenta, il Carbonio, elemento presente fin dalle origini della terra. Dalla grafite della matita che ci permette fin dall’infanzia di tracciare memorie di segni fino allo splendore lucente del diamante,  ritroviamo il Carbonio nelle sue infinite e complicate catene fino ai confini del Mondo.

Così scrisse Primo Levi:
…Potrei raccontare storie a non finire, di atomi di carbonio che si fanno colore o profumo nei fiori, …di altri ancora che discesero a far parte dei misteriosi messaggeri di forma del genere umano, e parteciparono al sottile processo di scissione duplicazione  e fusione da cui ognuno di noi è nato.

Ancora una volta dei profumi m'ispirano spunti di riflessione aprendomi un varco nell'immaginifica e magica conoscenza del mondo...

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